Ripartire dall’alto

Mario Tronti

Venerdì 22 aprile 2016, alla mediateca Gateway di Bologna, si è svolta un’intensa e articolata giornata seminariale con Mario Tronti. Per la prima volta pubblichiamo la trascrizione della sua relazione, rimasta finora inedita. Era da poco uscito Dello spirito libero (il Saggiatore, 2015), libro di straordinaria ricchezza e radicalità, che offre molteplici spunti di discussione, decisive tesi e ipotesi di ricerca teorico-politica. Il seminario ha focalizzato in particolare tre grandi questioni: la critica del moderno, della democrazia e della tecnica. Qui Tronti affonda la lama politica del suo pensiero, ancora una volta senza lacrime per le rose. Perché, come scrive nel libro, «il pensiero è nemico mortale dell’opinione. L’opinione, infatti, lo odia. Arriva, ma lo devi meritare per averlo, uno stato d’eccezione del discorso, dove sovrano è chi pensa. Poi, dopo il lampo abbagliante, devi di nuovo abituarti alla normalità grigia o oscura».

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Testo originale dell’intervista rilasciata da M.Tronti a La Stampa del 26 marzo 2021

Dopo la crisi del 2008, gli elettori sono finiti nelle braccia dei sovranisti e dei populisti, i partiti non sono mai riusciti a trovare maggioranze stabili che onorassero il mandato popolare. C’è chi sostiene che il governo Draghi sia la soluzione estrema che il presidente della Repubblica ha dovuto mettere in campo dopo il fallimento dei partiti. Questo governo rappresenta un colpo alla democrazia rappresentativa?

         Rifuggo dalle letture complottiste che ho visto circolare nei giorni passati, soprattutto nella parte estrema della sinistra, circa sbreghi anticostituzionali, a favore di poteri forti, nazionali e internazionali. E’ stato applicato alla lettera l’art. 92 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Questo, dopo aver verificato attraverso l’esplorazione del Presidente della Camera, che non esisteva più una maggioranza stabile di governo, in grado di far fronte alle due urgenze: risposta forte all’infuriare della pandemia e risposta seria alle opportunità del Next Generation Eu. Non è stato il fallimento della politica, ma il fallimento di improbabili maggioranze di governo, occasionali e divise sui fondamenti del fare politica.    

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Recensione a Workers and Capital (tradotto da David Broder, Verso Books, London 2019)

Matteo Mandarini

Sono rari i testi marxisti del dopoguerra che possono vantare di aver creato, non solo un nuovo orientamento teorico, ma altresì un nuovo filone di militanza politica tuttora vitale nell’area della “sinistra radicale”. Se Leggere il Capitale di Louis Althusser (e altri) costituisce un tipico esempio del primo caso, ogni tentativo di ricavarne una forma di pratica politica – senza arrivare neppure a parlare di militanza – è destinato a fallire. Si potrebbe accennare alla Teologia della Liberazione, al marxismo “black” o a quello di stampo femminista come a nuove correnti marxiste teoriche e al contempo di militanza in grado di unire innovazione teorica nell’ambito di una precisa tradizione di pensiero e pratica marxista, ma resterebbe arduo individuare un unico testo fondamentale riconosciuto come tale da coloro che si rifanno a quelle correnti. Probabilmente l’unica opera che risponde a questi requisiti è Operai e capitale di Mario Tronti. Esso raccoglie suoi scritti composti in un decennio che va dal 1962 al 1971. L’idea centrale dell’operaismo (spesso, nel mondo anglofono, erroneamente confuso con l’“autonomismo”) si riassume in tre proposizioni contenute in “Lenin in Inghilterra”: “Abbiamo visto anche noi prima lo sviluppo capitalistico, poi le lotte operaie. È un errore. Occorre rovesciare il problema, cambiare il segno, ripartire dal principio: e il principio è la lotta di classe operaia”. In altri termini, invece di concentrarsi sul punto in cui il capitale è più debole, si deve concentrare lo sguardo laddove la classe operaia è più forte. Quindi, non è il lavoratore, non sono le categorie di manodopera o di forza-lavoro, bensì è la classe operaia – il vero referente del termine forza-lavoro – con i suoi movimenti interni a ricoprire un ruolo decisivo.

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Fabbrica (pubblicato sul n. 651/652 di Casabella 1997) – with english version

Mario Tronti

Tutte le etimologie dicono: fabrica, faber. Il luogo, lo spazio, il corpo di fabbrica. Però luogo vivo, spazio animato, corpo più che abitato vissuto, luogo di lavoro, dove faber è “celui qui sait faire”. Fabbrica si dice soprattutto quando si parla di operai e del loro lavoro, manifattura quando si parla di prodotti del commercio. Manifattura e fabbrica, con Marx, tra Sette e Ottocento. Il Novecento le supera con la geniale unificazione di taylorismo e fordismo. Superata anche l’altra differenziazione: tra fabbrica, dove vengono elaborate materie prime e officina, dove si parte dai prodotti già elaborati. Il ciclo di produzione si fa integrale, il lavoro dell’uomo va in frantumi, ma la lavorazione dei prodotti diventa intera.

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Origini ed eredità dell’operaismo (intervista a Mario Tronti)

Giulia Dettori

Mario Tronti è un filosofo e politico italiano, fondatore, insieme a Raniero Panzieri, dell’operaismo, corrente eterodossa del marxismo teorico in Italia attraverso cui, negli anni Sessanta, sulla scia degli eventi generati dal 1956, intraprende una ricerca teorica che mira a creare un rapporto diretto tra intellettuali e classe operaia, senza la mediazione dei partiti.

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Mario Tronti. La politica al tramonto (Una lezione di Giuseppe Trotta del 2000)

Giuseppe Trotta

Premessa

Dico subito che è difficile presentare un’opera come questa, non solo per la complessità dei temi che tratta, ma per lo stile stesso del pensiero. Mi è capitato altre volte di dire che ci sono dei libri che si leggono e dei libri che si ascoltano. Questo è un libro che si ascolta. E ci troviamo dinanzi ad una scelta a suo modo radicale: o c’è una empatia con  un percorso di pensiero o si rischia di ridurlo drasticamente, di argomentarlo senza capirlo, di spiegarlo senza comprenderlo. E’ il rischio, ovviamente, che mi assumo io stesso […].

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Xeniteia. Contemplazione e combattimento

Mario Tronti e Marcello Tarì

E’ molto dubbia la verità di questa idea ormai entrata nel senso comune, secondo cui vivremmo in tempi apocalittici. L’impressione che se ne ricava dai vari discorsi che si rincorrono nell’infosfera è quella di una certa superficialità, di un cedimento generalizzato allo «spettacolo» dell’apocalisse, non certo di una sua assunzione in senso genuinamente profetico. L’immaginario di massa è ispirato dai film e le serie tv hollywoodiane, più che dal grande libro che Giovanni scrisse nel suo esilio a Patmos.

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La sinistra esiste ? (In dialogo con Goffredo Bettini)

Mario Tronti

“Sono cadute le forme. Tutte le forme …”. Un discorso che comincia così è da prendere molto sul serio. Prende di petto il tema di fondo: la dissoluzione delle forme di vita comune, che non è provocata dal virus, ma che il virus ci mette drammaticamente di fronte. E’ quanto fa Goffredo Bettini nel suo ultimo intervento. Problema politico, problema di civiltà? Direi: una crisi della politica che trascina con sé un disagio di civiltà. Il guasto viene da lontano. E per sommi capi viene qui ricostruito.

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