Noi siamo questi

Redazione 

Azione parallela, ovvero praticare il possibile pensando l’impossibile. 

Pensare per l’azione significa fare politica, ma prima ancora bisogna sapere contro chi pensare e agire perché in politica ciò che conta è l’esatta individuazione del nemico. Per noi il nemico è la forma di vita che domina incontrastata il mondo. 

Non si tratta – lo diciamo subito – del capitalismo come mero sistema di sfruttamento, bensì della perfetta congiunzione tra democrazia e capitalismo. Ovvero del sistema di dominio più pervasivo tra tutti quelli sino ad ora conosciuti, in quanto democraticamente accettato: l’uniforme indifferenziata massa democratica, popolata dagli “ultimi uomini”, è un gregge che, “liberatosi” dal comando del pastore, tiranneggia se stesso. 

Si credono liberi, ma in realtà sono inconsapevoli elementi anonimi di un meccanismo implacabile che riesce a tramutare ogni respiro in profitto e consenso. La profezia nietzscheana si è avverata. È per questo che il pensiero di Nietzsche, al pari di quello di Carl Schmitt, Alexandre Kojève, Ernst Jünger, Jacob Taubes, Walter Benjamin e di tanti altri, ci è necessario, perché offre strumenti di critica radicale al sistema dominante che vanno ben oltre la critica dell’economia politica, spingendosi sino nelle viscere del Leviatano.

Siamo la negazione dell’esistente. 

Ci rivolgiamo a chi dispera, perché solo chi dispera, chi prova angoscia alla vista del mondo e non si arrende, solo costui può afferrare il tempo dell’eccezione, della decisione che irrompe nella temporalità e la spezza. 

Immaginare mondi altri e fantasmagorici è invece un esercizio consolante per spiriti deboli; soltanto dalla pratica del conflitto possono infatti nascere forme di vita diverse e alternative. Ce lo ha insegnato, tra gli altri, Walter Benjamin: non è così importante lo scopo della lotta, perché proprio nel dispiegarsi stesso della lotta è possibile rinvenire le cose «più fini e spirituali», «esse vivono, in questa lotta, come fiducia, coraggio, umore, astuzia, impassibilità, e agiscono retroattivamente nella lontananza dei tempi».

Azione parallela, perché ci vediamo costretti ad agire e pensare dentro un mondo nemico ed estraneo e, al contempo, dobbiamo conservare e far crescere il nostro più grande segreto, la nostra libertà interiore, senza la quale saremmo già nelle mani del nemico. 

Questa situazione costringe all’ambiguità, ma non siamo “anime belle” e l’ambiguità è una categoria politica: in tempi ostili è infatti necessario dissimulare la propria inimicizia politica per non vedersi condannati alla marginalità, al minoritarismo, all’ineffettualità, che, in politica, rappresenta un peccato capitale. 

Al contempo, sappiamo che il sistema di dominio che ci sta di fronte trova e prova la sua forza nella capacità di integrare, addomesticare, far propria qualsiasi istanza apparentemente antagonista. Ciò che invece riconosce come reale minaccia lo marginalizza. 

Ebbene, per non farsi ridurre al ruolo di sterile testimonianza, bisognerà imparare dai nichilisti russi dell’epoca zarista: confezionare eleganti bouquets di fiori per nascondervi dentro i nostri ordigni esplosivi. È una metafora ovviamente, ma anche la metafora è dissimulazione …